SIP 2.0 – La rivoluzione mancata

Il trapezoide in copertina schematizza come sarebbero dovute andare le cose. A distanza di oltre 20 anni, possiamo dire che non sono andate benissimo ed è soprattutto colpa nostra. Nelle intenzioni degli autori la comunicazione audio, video e testo si sarebbe potuta implementare in p2p, direttamente tra utenti.

  • Alice deve chiamare Bob e chiede al proprio proxy atlanta.com di trovare Bob@biloxi.com
  • Il proxy di Atlanta trova il proxy di Biloxi. I due proxy fanno temporaneamente da tramite per instaurare la comunicazione
  • Il telefono di Bob squilla e Bob risponde
  • I terminali di Alice e Bob vengono reciprocamente a sapere delle coordinate IP:porta dell’altro e da quel momento comunicano direttamente in p2p, senza alcun tramite, in chiaro o criptati se necessario

Niente di più semplice e niente di più sicuro, ma non è andata così. Noi operatori del settore abbiamo usato SIP come protocollo di trasporto fino alle centrali telefoniche “tradizionali”, snaturandolo.

La piramide anomala
  • Luisa non chiede più di trovare mario.rossi@azienda.it, ma cerca in rubrica il numero geografico di Mario. Usa il proprio terminale per chiamare il +390123456789
  • Il proxy su cui è registrato il terminale di Luisa comunica via SIP il +390123456789 alla centrale telefonica del carrier VerdiCom che è il primo ed ultimo interlocutore del proxy di Luisa.
  • VerdiCom parla con il carrier BianchiTel in SS7 o paradossalmente di nuovo in SIP
  • BianchiTel manda la chiamata in SIP al proxy di Mario che sentirà squillare il telefono sulla sua scrivania
  • Mario accetta la chiamata e da quel momento i terminali di Mario e Luisa non avranno idea delle rispettive coordinate IP:porta. La comunicazione sarà sempre mediata e schermata dalle centrali VerdiCom e BianchiTel. Quindi spesso solo comunicazione vocale con qualità medio bassa, a pagamento e per definizione intercettabile dall’Autorità.

Non era questo il film iniziale, ma è comprensibile che in una fase pionieristica, quando in azienda trovavi come interfacce fisiche solo ISDN e PSTN, fosse veramente velleitario fornire un’interfaccia utente per chiamare direttamente mario.rossi@azienda.it, perché la possibilità per Mario di accettare la chiamata con un terminale SIP era statisticamente prossima allo zero. Quindi ai produttori di IP-PBX e di terminali IP (HW o SW) è parso naturale concentrarsi sul poter raggiungere ed essere raggiunti da numerazioni geografiche e mobili. Una tastiera con 10 cifre, asterisco e cancelletto bastava ed avanzava.

Avanzava. A distanza di 20 anni riteniamo che sia ormai giunto il momento di fare il punto della situazione. E’ probabile che il rapporto tra terminali SIP o assimilabili rispetto a quelli analogici o digitali proprietari sia ormai prossimo o superiore ad 1 e che quindi non abbia più molto senso, né da un punto di vista statistico, né architetturale che la comunicazione continui ad essere mediata dalla traslazione verso le numerazioni E.164 e relativo trasporto attraverso operatori telefonici tradizionali. Se Luisa sta al telefono con Mario per 4 o 40 minuti, non dovrebbe implicare alcuno scambio di minutaggio tra VerdiCom e BianchiTel, dovrebbero poter parlare, vedersi e comunicare con la qualità che la rete dati consente loro (oggi molto alta) e dovrebbero poterlo fare senza lasciare tracce indesiderate.

ENUM – lo standard mai decollato (non per colpa nostra)

Il tentativo fatto con lo standard ENUM non è mai decollato, perché implicava ed implica l’implementazione dello stesso in primis da parte degli operatori tradizionali e/o dominanti. Come chiedere al tacchino di addobbare la cucina per i festeggiamenti di Natale. Se non diventa un obbligo di legge, il tacchino resta sempre un po’ restio ad appendere i festoni colorati. In Italia non si è andati molto oltre una prima sperimentazione nei primi anni 2000. In UK è possibile risolvere una percentuale irrisoria di numerazioni geografiche.

Una (piccola) rivoluzione alla nostra portata

Cambiando completamente ottica e partendo dall’installato attuale, di fatto pochi produttori di IP-PBX hanno al loro attivo molte decine di migliaia di impianti operativi, con svariate centinaia di migliaia di utenti. Prescindendo dalla collaborazione dei carrier telefonici, sarebbe già possibile implementare una risoluzione diretta tramite record SRV delle coordinate per raggiungere il nostro mario.rossi@azienda.it ed anche nell’ipotesi tutt’altro che improbabile che non sia implementabile il p2p tra terminali dietro NAT, sarebbe sicuramente possibile il collegamento tra server. Laddove hanno fallito gli operatori grandi e piccoli partendo dall’alto della gerarchia, potrebbero avere successo VOIspeed, 3CX, Wildix… partendo dal basso con uno sforzo comune.

Virgilio Lattanzi, 07/02/2023